“Che bello, se piove porteremo anche l’ombrello”… e “casa mia sembrava quasi il Parlamento”, cantava qualche anno fa Stefano Rosso nella canzone “Una storia disonesta”.
Nel riascoltarla resto commosso e mi domando dov’è finito quell’interesse diffuso per la questione politica.
Oggi quasi tutti siamo presi da una sorta di allergia nei confronti della politica e non è certo questo il luogo per analizzarne le cause.
Ma non sarà forse anche questo il motivo per cui stiamo attraversando in Italia un periodo buio?
Non sarà anche a motivo del continuo diffondersi della cultura della delega?
I nostri figli sono completamente estranei al discorso della politica e non è certo solo colpa loro!
Diciamo la verità, gli esempi che ricevono da noi e dai politici che ci governano non sono certo gratificanti.
http://www.massimosorgente.it/2013/10/04/baronissi-qualche-anno-fa-era/
Tornando a Stefano Rosso e scusandomi per la lunga divagazione, mi ricordo che la caratteristica che maggiormente mi colpì di questo cantautore fu l’indipendenza dagli stereotipi e la capacità comunicativa.
Di una semplicità sconvolgente era il suo modo di fare musica!
L’impressione che ho sempre recepito della sua immagine, quando (poche volte per la verità) ho avuto il piacere di vederlo nel grande schermo, è quella di una persona con la quale si riesce immediatamente a fare amicizia pur non avendola mai incontrata.
E poi sembrava cantautore quasi per caso!
Non nel senso che si improvvisasse tale o apparisse impreparato, ma per la totale assenza di ostentazione del fatto musicale che in lui appariva conseguenza naturale del suo modo di essere .
Anzi, Stefano Rosso era un bravissimo chitarrista, esperto in una particolare tecnica che in genere si adopera nella musica country, il fingerstyle o fingerpicking, ( http://it.wikipedia.org/wiki/Fingerstyle) .
Forse per qualcuno le idee che trapelavano dalle sue canzoni potevano sembrare un po’ qualunquiste, ma a mio avviso la sua pungente ironia era solo un tentativo di reazione ad uno status quo che a qualcuno può far comodo: l’interesse a non voler cambiare mai.
Insomma sicuramente si può definire un rivoluzionario della canzone, un cantastorie popolare, ma anche un artista profondamente acuto e colto.
Per coloro che volessero approfondire il profilo di questo grande cantautore, raccomando di cliccare sul questo link che conduce ad un articolo scritto nel mese di novembre dallo scrittore Riccardo Uccheddu.
http://riccardo-uccheddu.blogspot.it/2013/11/frammentari-pensieri-su-stefano-rosso.html
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