Signori, vi presento Carmine Torchia..

Mi domanderete, ma chi è Carmine Torchia?  Io rispondo che Carmine Torchia è uno dei migliori cantautori dell’attuale panorama musicale italiano . Un’artista con la “a” maiuscola. Non è certo autore di canzonette da bar o pizzeria, non disdegnando comunque di esibirsi in questi luoghi.  Calabrese purosangue, esprime con grande determinazione il suo carattere di artista. Persona dotata di grande sensibilità e umanità, negli anni scorsi è andato in giro per l’Italia allo scopo di promuovere in modo del tutto originale il suo primo album “Mi pagano per guardare il cielo”. Da questo lungo e intenso viaggio, carico di esperienze umane importanti e di incontri suggestivi e fecondi, è nato un libro dal titolo Piazze d’Italia (sulle tracce di de Chirico). Ha partecipato a vari concorsi cantautorali  a livello nazionale, segnalandosi sempre per la sua grande originalità nelle idee proposte. Tra le tante esperienze fatte,  mi preme sottolineare  il brillante secondo posto a Musicultura edizione del 2009, con il brano “Quest’amore” e il primo posto al concorso Musicacontrocorrente, nella prima edizione del 2005 con il brano “Trema la foglia e tu”.

Carmine Torchia, in un contesto ove la banalità e la visibilità appaiono elementi imprescindibili, si propone con le sue canzoni che definire tali è estremamente riduttivo. A mio parere si tratta di perle artistiche, tutte da gustare con la massima tranquillità.

Nulla è scontato nella sua musica e nei suoi testi, tutto elegantemente pennellato con uno stile personale e inconfondibile.

Per non parlare poi della sua sensibilità nei confronti delle situazioni, ma soprattutto delle  persone che vivono disagio sociale. Degli esclusi da ogni possibilità di autorealizzazione.

Nelle sue canzoni questi personaggi diventano protagonisti indiscussi di  ingloriosi destini, eroi della normalità e antidivi per eccellenza.

Parlare di persone comuni, studiandone attentamente la psicologia attraverso un’analisi introspettiva, è la principale prerogativa delle sue canzoni.

“Mi pagano per guardare il cielo”, dicevo, titolo del suo primo lavoro,   è un forte schiaffo alla cultura dell’efficienza e del produttivismo. Un progetto originale ed incredibilmente paradossale,  che rappresenta l’arte come capofila di una protesta contro una società che nulla accredita se non produce profitto.

In quest’album addirittura straordinaria definirei “L’astronomo”, che presenta la figura di uno scrutatore delle stelle, come simbolo  di un’arte che non vuol morire. Un arte   che vuole scrollarsi di dosso l’ingiusta etichetta di “inconcludenza” quasi che le persone che vivono  totalmente di essa, non abbiano diritto di cittadinanza nel nostro paese.

E poi “Eccoti“, dolcissima poesia  carica di suggestioni che ti prendono dentro e ti regalano una carezza di benessere.

“Nessun Dio”  mette in luce, in modo assolutamente ironico,  la fugacità della tracotante prepotenza, di chi pensa di avere in mano  le sorti  della storia umana.

Insomma, solo piccoli assaggi di un menù ricco di pietanze gustose e raffinate, offerte con piatti e posate d’argento. Ascoltare per credere!